Freud e Jung

FORMAZIONE DELL'IDENTITA' E VALORI MORALI

LA VISIONE FREUDIANA DELL'IO FRA <TRE SEVERI PADRONI>
al principio filosofico irrazionale che sta alla base dell'io nella visione di Schopenhauer e di Nietzsche corrisponde il concetto di "Es" teorizzato da Sigmund Freud. Nel momento in cui anche un medico di formazione positivista come lui giunge a formulare l'esistenza di un'energia che agisce al di fuori della consapevolezza e del controllo dell'io razionale, la crisi del soggetto diventa davvero la cornice di riferimento culturale di un intero periodo storico, con rilevanti conseguenze sociali anche a lungo termine, che riguardano pure la dimensione dei valori.
Per Freud i valori sono radicati nella stessa soggettività, derivando dalla sua identificazione con le figure "autorevoli" che nell'infanzia presiedono all'educazione; costituiscono il nucleo del Super-Io, uno dei <tre severi padroni, insieme all' Es e alla realtà esterna, che minacciano l'io. Quest' ultimo risulta interiormente scisso, stretto in una morsa tra le due istanze psichiche contrapposte e le richieste della società, di cui deve conciliare le pretese. In lui è continuamente in atto una lotta che può trovare un bilanciamento accettabile -nelle personalità "sane"- o sfociare in una nevrosi. La tecnica psicoanalitica può aiutarlo a mettere in luce la natura delle pulsioni contrastanti e a liberare le energie represse, ma non può eliminare completamente la "drammaticità" del conflitto connaturato dalla vita psichica. E' in tale conflitto che affondano la proprie radici  i valori morali della società, i quali riflettono l'esigenza collettiva di proteggersi dalle pulsioni distruttive, egoistiche e a-sociali dell'Es. 
La vicenda di Leo e Michela è esemplificata in tal senso: essi rappresentano una generazione che ha vissuto forse l'ultima stagione politico-culturale, quella del Sessantotto, dalla dimensione autenticamente collettiva, ma ha conosciuto lo smarrimento seguito al crollo delle ideologie, in particolare quella marxista. Un disorientamento che non intacca il loro bisogno profondo di difendere dei valori, dare un senso alla propria esistenza, avere un obiettivo da perseguire. Essi contraddistinguono la tendenza generale all'indebolimento del Super-Io "sociale"; sostengono un'identità fondata sui valori forti della solidarietà, della partecipazione, della condivisione, contro l'imperante individualismo. Quell'<idioti> che l'amico pronuncia pensando ai due è carico di un umana compassione e, forse, di nostalgia: in un'epoca votata al relativismo, dove sembrano irrimediabilmente tramontati i valori tradizionali, l'esigenza di trovare principi e ideali nuovi verso cui indirizzare la propria esistenza sembra ancora più urgente. Di fatto è come dice Freud, un'esistenza <connaturata all'essere umano>. 

JUNG E IL PERCORSO VERSO L'INDIVIDUAZIONE DEL SE'
Anche Jung, sostenendo che l'io cosciente si forma differenziandosi via via dall'inconscio collettivo sede degli archetipi, sottolinea il <legame profondo dell'individuo con ideali condivisi a livello universale>. In una prospettiva più "costruttiva" e positiva rispetto a quella freudiana, la meta della terapia analitica junghiana consiste proprio nell'arrivare al superamento dei "disequilibri" che, in determinati momenti di "crisi", emergono nella vita del soggetto. Questi nel corso della sua evoluzione adotta determinate strategie di risposta alle richieste della realtà, potenziando aspetti della realtà, potenziando aspetti della personalità che avverte come maggiormente funzionali. Di fronte all'insorgere di disturbi patologici, tuttavia, o semplicemente in seguito agli inevitabili cambiamenti dell'esistenza, può sentire il bisogno di ristrutturare il proprio sistema psichico intraprendendo un percorso di <individuazione>, di integrazione delle parti del <Sé> trascurate o rimosse. La via privilegiata a questo fine è per Jung rappresentata dalla presa di contatto con i modelli archetipici presenti nel fondo inconscio della psiche. Si tratta di schemi di comportamento universali che possono essere attivati in risposta alla nuove richieste della situazione presente, facendo ritrovare al soggetto un'adeguata capacità di "presa" e di intervento sul reale. Nella teoria di Jung si evidenzia dunque un serbatoio inconscio di "valori"  "modelli" a cui la società contemporanea dovrebbe volgersi per superare la crisi di un soggetto spaesato e smarrito per il crollo di punti di riferimento stabili. 

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