Kierkegaard 3
L'ANGOSCIA E LA DISPERAZIONE
L'uomo, difronte a essa, prova un inevitabile sentimento di angoscia, cioè di vertigine, di timore indefinito di sbagliare, di scegliere il male, in quanto è consapevole che nella scelta è messa in gioco la sua stessa vita.
La scelta esistenziale è sempre decisione tra alternative opposte, contraddittorie, fra estremi inconciliabili, e pertanto comporta un'assunzione radicale di responsabilità che per l'uomo è difficile da sostenere.
L'altro sentimento fondamentale che caratterizza l'esistenza umana è la disperazione, che riguarda anch'essa la possibilità, ma non in quanto riferita al mondo, come nel caso dell'angoscia, bensì all'essere stesso del soggetto.
Quest'ultimo è infatti lacerato da un'interna contraddizione: da un lato vuole il proprio essere, ma si scontra inevitabilmente con i propri limiti e la propria finitezza; dall'altro vuole disfarsi di sé per aspirare a un io migliore, ma ciò si rivela impossibile. In entrambi i casi la possibilità è destinata allo scacco.
La disperazione che ne deriva è la <malattia mortale> dell'uomo che, in ogni caso, non riesce e non può conciliarsi con se stesso e trovare pace.
LA FEDE
L'unica via di uscita dalla disperazione è la fede: in essa l'uomo, consegnandosi a Dio, trova quella conciliazione con se stesso che non era possibile negli altri stadi dell'esistenza.
Ma la fede non è rassicurante, è paradosso e scandalo, e la figura che meglio rappresenta questo carattere è Cristo, il Dio fatto in uomo, un mistero irriducibile alla ragione umana.
LA FEDE
L'unica via di uscita dalla disperazione è la fede: in essa l'uomo, consegnandosi a Dio, trova quella conciliazione con se stesso che non era possibile negli altri stadi dell'esistenza.
Ma la fede non è rassicurante, è paradosso e scandalo, e la figura che meglio rappresenta questo carattere è Cristo, il Dio fatto in uomo, un mistero irriducibile alla ragione umana.
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