Kierkegaard 2

LA VITA RELIGIOSA 

Da ciò deriva un diffuso senso di colpa e il pentimento per aver creduto nella propria autosufficienza; sentimento che, poco alla volta, fa affiorare l'esigenza della vita religiosa, vale a dire la necessità di fare il salto dell'etica alla fede. 
Il Timore e Tremore, un'opera incentrata sulla figura di Abramo, Kierkegaard descrive la portata sconvolgente di questo passaggio. Il patriarca biblico accetta di sacrificare Isacco, il suo unico figlio, perché Dio glielo ha comandato. Ecco il paradosso della fede: Abramo il qualità di padre, era tenuto a salvaguardare la vita del figlio; questo gli dettava la norma morale. La fede però gli comanda l'opposto di quanto è ragionevole dal punto di vista degli uomini e delle leggi. 
La vita religiosa segna il culmine dell'esistenza umana che, per Kierkegaard, è fondata sulla scelta. 
Per il filosofo, infatti, l'esistere dell'uomo è concepito come ex-sistere, "uscire da sé", continua trascendenza della propria condizione verso il futuro, ossia come progettualità e possibilità. Tuttavia, osserva Kierkegaard, la possibilità è la più <pesante> delle categorie, in quanto è priva di qualsiasi garanzia di successo.
 

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